giovedì 25 ottobre 2007

Storie concluse

Al lavoro anche oggi, e anche oggi in background alla ricerca di qualcosa di interessante da proporre sul blog.
E mi sono imbattuta in questa notizia: due artisti di Zagabria hanno aperto il Museo delle relazioni spezzate (Museum of Broken Relationship), dove espongono appunto vari oggetti (lettere, fotografie, pelouches) che testimoniano la fine di una relazione sentimentale.

Idea che secondo me è abbastanza idiota. Ma qui non conta tanto la notizia, quanto il suo "strillo" su Repubblica.it: "Il Museo delle storie concluse".
Ora, sulle traduzioni dall'inglese rese in maniera cinofallica mi sono già espressa e non mi ripeto. Quelle "storie concluse", però, intese in senso lato, mi hanno scatenato una ridda di riflessioni.

"Storia conclusa". Come la parola "Fine" sull'ultima pagina di un libro. Come il "The end" sovrimpresso sull'ultimo fotogramma del film (da piccola credevo che "The" significasse "FI" e "End" significasse "NE").

E scatta la domanda: cosa succede ai protagonisti di un libro o di un film quando l'autore smette di raccontare? Avete mai provato a immaginarvelo? Io lo faccio sempre.

E delle nostre storie, quelle che ci troviamo a vivere, quante possiamo dire davvero concluse, una volta e per sempre, senza conseguenze - anche minime - sul nostro futuro?

Possiamo davvero vivere storie immuni dall'effetto farfalla? O ha ragione Michael Ende, e una storia è comunque, per definizione, infinita (e quindi inconclusa)?

Nessun commento:

Posta un commento

Non voglio chiudere questo blog - spero di aver occasione per scrivere in futuro - ma chiudo temporaneamente i commenti, infestati dallo spam.

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.