lunedì 26 novembre 2007

Puzzle

Forse un bilancio di questo blog è prematuro, a poco più di due mesi dal suo avvio; ma il numero dei post e soprattutto la mia inusitata (!) costanza nel pubblicarli mi sembrano comunque una buona base di partenza.

E devo dire che, a una veloce scorsa, sembra che io abbia concesso poco di me stessa (spero che a chi legge non sia parso già troppo...); poco delle mie riflessioni, dei miei dubbi, o semplicemente dei piccoli episodi che mi succedono ogni giorno, che al momento mi turbano o mi deliziano ma che l'istante successivo ho già completamente rimosso.

D'altra parte, in questo blog finora ci sono anche tante delle cose che mi piacciono - o NON mi piacciono -; fatti e avvenimenti mondiali su cui dico la mia, personaggi o storie o canzoni che amo. Tutto in regola, direi: un blog è questo, o almeno io intendo che sia uno spazio privato - nel senso che lo gestisco io secondo le regole che voglio darmi, o anche secondo nessuna regola, secondo quel che mi va. Posso lanciarmi in discorsi demostenici o semplicemente postare video da YouTube a ripetizione, e nessuno può trovarci da ridire... tranne me. Come adesso, che sto sproloquiando abbastanza a vanvera e anche con poco rispetto di grammatica e sintassi italiane.

Ma in realtà pensavo che anche quello che pesco dalla realtà esterna - la mia personale lista di "buoni" e "cattivi" - concorre a descrivermi, a poco a poco, dato che è il frutto di una mia scelta.

Quando ero piccola avevo un vecchio fustino di detersivo pieno di pezzi dei LEGO. Con le mie sorelline, e i miei cuginetti, ci giocavamo spesso; pescavamo i pezzettini all'inizio un po' a casaccio, e poi via via sempre più con un qualche criterio, cercando alla fine proprio QUEL pezzetto preciso (il più delle volte impazzendo per trovarlo!) che ci avrebbe fatto completare la costruzione, così come la volevamo noi.

Qui mi sembra di fare, in pratica, la stessa cosa. Abbiamo tutti quanti a disposizione gli stessi pezzettini, ma quello che cambia - quello che conta - è il modo in cui li scegliamo e li mettiamo insieme. Quello che salta fuori, alla fine - e in parte anche nonostante le nostre intenzioni - non può non assomigliarci, almeno un po'.

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