domenica 6 marzo 2011

Ma come ti vesti?

Nella vita si cambia. Fortunatamente. Io, complice sia l'età che mi impedisce di girare agghindata come una giovincella (ma alla borsa di Tenshineko non ho rinunciato), sia un'amica particolarmente fashion addicted, sono passata dalla fase "chi se ne frega di come mi vesto" alla fase "diamoci un tono". Per dire, all'Università stavo sempre in jeans (come i miei colleghi, del resto, e con tutto ciò il nostro lettore di inglese, madrelingua, era ammirato dalla nostra eleganza, talché ci chiedevamo: ma come vanno in giro in Inghilterra?) mentre adesso il jeans è relegato al weekend. D'altronde, in ufficio bisogna vestirsi "da ufficio".

Per dire, prima detestavo andare per negozi mentre adesso lo shopping mi appassiona. Certo, devo avere la luna dritta. Certo, gli outlet on line aiutano (sono iscritta a tutti). Certo, deve essere periodo di saldi. Certo, ci sono delle cose che compro per dovere (i vestiti "da ufficio", per esempio) e altre che compro per piacere (le scarpe, in primis - e pensare che per anni e annorum ho viaggiato con due sole paia, uno marrone e uno nero! come facevo? -  e poi le borse, che compro e poi mi scordo nell'armadio, e last but not least giacche e cappotti e biancheria da casa, che comprerei in quantità industriale, trattenuta solo dal poco spazio in casa e dal poco contante nel portafogli), e altre che non compro perché sono fuori dalla mia realtà, tipo vestiti per uscire la sera con gli amici, di cui sono desolatamente priva (dei vestiti, non degli amici), sicché ogni uscita con gli amici è fonte di disperazione e infiniti pensamenti davanti all'armadio aperto, ed esasperazione dell'amore mio. Sfido, la fa facile lui, pantaloni e maglione e ha risolto: ma posso io andare in pizzeria con il pantalone gessato "da ufficio"?

Ultimamente ho beccato questo programma, "Ma come ti vesti?" che spiega l'importanza di avere il look giusto per ogni occasione. E fin qui, almeno a livello teorico, ci arrivavo pure io. All'atto pratico, questi per il look da sera spendono l'equivalente del mio stipendio mensile; ed evidentemente presuppongono una vita sociale degna di Paris Hilton, perché io degli abitini in lamè con sandalo gioiello tacco 12 e collanazza Swarosky  non saprei che farmene, in una mia uscita-tipo serale (sc. cinema e pizza). E comunque, ad essere eleganti spendendo una barca di soldi sono buoni tutti (disse la volpe rimirando da lontano l'uva di Max&Co.).

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