sabato 1 ottobre 2011

Ancora sull'utilità dei social network, e di Internet in genere

Ho la tendenza ad entusiasmarmi per cose da bambini. Tipo i cartoni animati. O Tolkien: la prima volta che ho letto Il Signore degli Anelli, per mesi e mesi non ho fatto che sognare elfi e draghi.
(Mi potrete dire che Tolkien non è per niente una cosa da bambini. Ahimè, coloro - parenti, amici e conoscenti - che frequentavo all'epoca non erano affatto di questo parere, e ogni volta che nominavo Frodo & Co. mi guardavano con compatimento, irritazione e malcelato senso di superiorità.)

E' pur vero che sono abbastanza categorica nei miei entusiasmi, nel senso che potrei parlare della stessa cosa senza stancarmi, 7 giorni alla settimana, 24 ore su 24. A quel punto, anche il più paziente e benevolo degli ascoltatori tenterebbe il suicidio.
(Ne sono consapevole e cerco di limitarmi. Davvero, in tutta coscienza, lo giuro.)
Ma, come si dice, in medio stat virtus e tra parlare di continuo del Signore degli Anelli, di Holly & Benji o dei Cavalieri dello Zodiaco (li amavo, letteralmente. Questo è il mio blog; magari un po' mi imbarazzo, ma non mi nascondo) e non parlarne affatto, poteva anche starci una soluzione di compromesso. Invece no.
(Questo fatto, il fatto di non conoscere nessuno che condividesse le mie passioni, qualcuno che le capisse e ne capisse la forza, con cui poter essere ossessiva e isterica senza vergogna, mi ha sempre fatto sentire sola. E stupida. E mi ha lasciato la sensazione che essere com'ero fosse sbagliato.)

Quando, tre anni fa, mi sono imbattuta in una community di fan di Tolkien, mi si è letteralmente aperto davanti un mondo. Un mondo di persone, di adulti, di gente responsabile che vive nel mondo reale e con i piedi per terra, ma che è anche disposta a perdere ore disquisendo di nani e troll e figure mitofantastiche in genere. E senza imbarazzi di sorta.
Se nel corso della mia adolescenza avessi avuto a disposizione Internet, con annessi e connessi (Facebook, Twitter, blog, forum e quant'altro) probabilmente ci sarebbe voluto l'esorcista per tirarmene fuori. Ma di sicuro mi sarei sentita meno sola. E meno strana.
(Figuriamoci poi, se all'epoca avessi scoperto pure le fanfiction.)

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