lunedì 12 marzo 2012

Archeologia a domicilio

Credo di aver inaugurato, domenica, una nuova branca disciplinare: l'archeologia "a domicilio". Che, nelle mie intenzioni, significa sostanzialmente fare uno scavo archeologico a casa propria.

In breve: la casetta nuova è quasi finita (siano rese lodi a Dio). Quello che proprio non abbiamo finora toccato, per evitare di imbarcarci in altri casini, è il seminterrato. Volta a botte e pareti in pietra, una volta eliminato il vecchio (e schifoso) intonaco.

E sabato scorso, un po' titubante, l'amore mio mi ha proposto di dedicare la domenica mattina a questa operazione. In pratica: alzarsi ad ora antelucana (prima delle 10, la domenica, è ora antelucana) e ficcarci, io e lui, nel seminterrato a prendere a martellate i muri.

Non so quale reazione l'amore mio si aspettasse di fronte a tale proposta, ma il fatto che abbia continuato per un po' a chiedermi: "Ma sei sicura?" "Ma davvero ti va?" "Non è che vuoi rimanere a casa?" mi fa supporre che la mia replica entusiastica: "Sì sì, andiamo!" l'abbia alquanto colto in contropiede.

Ciò che l'amore mio ha trascurato di considerare è che la sottoscritta era, un tempo, archeologa. Per cui, riesumati gli abiti da lavoro (avrei riesumato volentieri anche la mia gloriosa trowel, ma me la sono dimenticata), mi sono infilata sottoterra e ho cominciato allegramente a smartellare.

Credo che le perplessità dell'amore mio siano aumentate di fronte alle mie esclamazioni "Muori, muori!" (rivolta all'intonaco) e "Amore, ti sto tirando fuori il muro!" ("...In che senso?" E' stata la replica a questo, in effetti non posso dargli torto).
Insomma, per farvela breve, siamo rimasti nel seminterrato un paio d'ore, il tempo di riconoscere un paio di strati di malta e un bel muro in appoggio; poi, purtroppo, l'amore mio ha detto basta. Ce ne siamo andati con lui che meditava di chiamare un'impresa a finire il lavoro, e io che gli proponevo di tornare domenica prossima.

Dobbiamo tornare, che cavolo: ancora non è uscita nessuna tomba.

(Sui tempi comici, degni del miglior Ridolini, con cui il faretto che avremmo dovuto usare per illuminare il seminterrato si è spento non appena arrivato nel seminterrato stesso, scriverò un'altra volta.)

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