giovedì 18 ottobre 2012

Cluedo

Ci sono degli episodi, sul lavoro, che mi viene voglia di qualificare come mobbing. Poi il mio senso del ridicolo ha la meglio, e le qualifico semplicemente come stupidità altrui.

Qualche anno fa, dati vari pensionamenti e (poche) assunzioni, si impose una redistribuzione del personale nei nostri uffici. Io, che ero stata inizialmente piazzata da sola in una stanzetta di risulta, fui trasferita nell'ufficio che occupo attualmente, con un'altra collega.

La cosa mi lasciò abbastanza indifferente perché, se da un lato mi sono sempre trovata bene da sola, dall'altro mi faceva piacere l'idea di avere qualcuno vicino con cui scambiare quattro chiacchiere. La collega, peraltro, era persona simpatica.

Rimasi molto stupita quando il mio capo si venne a scusare con me del fatto di avermi dovuto spostare in una "doppia", rivelandomi che altri dirigenti avevano sottolineato che io non ero abbastanza alta in grado per meritarmi una stanza "singola".

Seppi poi che si stavano scatenando lotte intestine per il possesso degli uffici d'angolo / più spaziosi, non per la loro comodità ma per il loro valore di status. Io, nella mia ingenuità, avrei assegnato gli uffici in base a considerazioni esclusivamente logistiche, ma si sa che vivo fuori dal mondo. A parte innescare in me una serie di riflessioni sulle miserie umane, comunque, la cosa non mi turbò più di tanto.

Anche perché dopo pochi mesi la mia compagna di stanza andò in pensione, lasciando l'ufficio tutto per me.

Adesso, come si dice, la storia si ripete perché nuove redistribuzioni del personale impongono nuovi traslochi e il mio capo poco fa è venuto da me armato di pianta dell'ufficio. Giuro: la prima associazione mentale che mi è venuto di fare è stata con i gialli di Agatha Christie, quelli in cui è immancabile uno schema della scena del delitto.

Orbene, a quanto pare i poteri che presiedono al trasloco (credetemi, non li invidio) hanno deliberato di spostare la nostra Divisione in un'altra ala dello stabile. Tutti tranne me, che sarò dislocata altrove: non troppo lontano, ma comunque non in posizione comoda dato che, per lavoro, devo spesso discutere in presenza con gli altri colleghi.

Ah, e ovviamente non sarò in una "singola", ma insieme a un'altra persona.

Di nuovo, la cosa non mi turba se non per questioni logistiche: non ha molto senso che il mio capo si ritrovi fisicamente separato dalla sua unica collaboratrice. Per il resto, la collega che sarà in stanza con me è tranquilla e più o meno mia coetanea, per cui è lecito prevedere una serena convivenza.

Se poi sarò costretta più volte, nel corso della giornata, a fare su e giù per i corridoi con i miei rumorosissimi tacchi, non posso farci proprio niente.

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