venerdì 28 febbraio 2014

C'è un Ordine dei Giornalisti quindi fare il giornalista non è da tutti, ricordiamocelo

Trovandomi (pensa tu che strano) a corto di idee per il post di oggi, ho pensato bene di andare a spulciare la famigerata colonna destra di Repubblica.it in cerca di spunti.

(Di solito ascolto la radio mentre stiro, e gli speaker mi danno l'impressione di fare la stessa cosa, ossia di spulciare siti di gossip per trovare argomenti di conversazione. Probabilmente dovrei cambiare stazione.)

Non ho cavato un ragno dal buco, in quanto la colonna destra di Repubblica.it è, per usare un gentile eufemismo, monnezza. Oddio, non che io possa tanto lanciare la prima pietra visto che spesso e volentieri la uso come pausa lavorativa (nel senso che per 10 minuti proprio disconnetto il cervello e mi scorro qualche galleria; di solito quelle dedicate al cinema). Però spunti per qualcosa di decente da scrivere, zero.

La chiudo qui prima di lanciarmi nell'ennesima filippica contro il giornalismo italiano e lo stato in cui si è ridotto, però certe volte mi metterei davvero ad urlare. Ieri sera al TG1 hanno fatto un servizio sull'ultimo video di Beyoncé, diffondendosi sul fatto che è un video piuttosto osé, realizzato dalla cantante "per rinfocolare l'interesse del marito Jay-Z" (vi lascio immaginare come l'ineffabile Giorgino ne ha pronunciato il nome) "il quale peraltro non è certo un adone" (e quindi non merita di essere rinfocolato, par di capire) "ma probabilmente Beyoncé deve farsi perdonare le troppe affettuosità concesse a Obama" (ANCORA? Questa della relazione adulterina tra Obama e Beyoncé è una notizia falsissima, messa in giro da un reporter in cerca di fama, smentita dai media nel giro di 5 secondi scarsi e risalente almeno a due settimane fa. Che tipo di fonti consultano i "giornalisti" del TG1, e ogni quanti mesi si ricordano di consultarle? E chi decide la scaletta del TG? Voglio i nomi).

giovedì 27 febbraio 2014

Questione di atteggiamento

I mali dell'Italia sono tanti, complicati e tutti incistati l'uno nell'altro tanto che, indubbiamente, è difficile già solo capire da dove cominciare. Da qualche parte, però, si dovrà pure cominciare.

Io sostengo che si potrebbe e dovrebbe cominciare dalla correzione di due atteggiamenti sbagliati e nonostante ciò (o forse proprio per questo) dominanti. Il primo è la furberia, ossia la convinzione che tendere a fregare il prossimo è cosa buona e giusta perché noi siamo più furbi di lui (ça va sans dire che c'è sempre qualcuno più furbo di noi, che ci frega senza che manco ce ne accorgiamo - magari perché siamo troppo presi a gongolare per la nostra intelligenza superiore).

Il secondo è il concetto che il pubblico, di norma, debba essere all'oscuro di quello che succede. E' una evidente distorsione del principio secondo cui "sapere è potere", quindi chi detiene il potere deve nascondere le informazioni a chi il potere non ce l'ha (ma potrebbe ottenerlo, o reclamarlo, se correttamente informato).

Faccio un esempio di vita vera per spiegarmi meglio. Ieri, arrivando in stazione, non ho trovato treni. Binari deserti e gente ammassata all'ingresso con aria spaesata. La scena era abbastanza surreale.
Ho provato a chiedere in giro che cosa stesse succedendo, ma nessuno sembrava saperne nulla. Così, in mancanza di un Ufficio informazioni (cosa già sintomatica di per sé, ma diciamo che è una stazione piccola) ho provato a rivolgermi alla Sala controllo traffico.

Qui ho trovato una decina di ferrovieri che vagavano qua e là apparentemente senza scopo. Quando li ho interpellati sono stati rassicuranti, ma vaghi: "Siamo un po' in ritardo... Questione di pochi minuti." "OK, ma come mai non ci sono proprio i treni?" "Un po' di pazienza, ora li stiamo portando sui binari." "Bene, ma perché non sono già sui binari? E' successo qualcosa?" "No, no."
Visto che non stavo cavando un ragno dal buco, me ne sono andata; uno dei ferrovieri mi ha seguito e appena sono uscita dalla sala si è affrettato a chiudere la porta, al che una signora vicino a me lo ha giustamente apostrofato: "Adesso non possiamo nemmeno chiedere informazioni?"

Dopo poco, in effetti, un paio di treni sono arrivati, e poi ripartiti dopo una breve sosta, con una decina di minuti di ritardo sulla tabella regolare di marcia. Ma nessuno ci ha spiegato il perché del ritardo, o del fatto che un paio di altri treni fossero stati soppressi. Nulla, nemmeno sul sito web delle Ferrovie - ho controllato - che non fa parola della cosa.

E l'evidente fastidio con cui sono state accolte le nostre domande, come se stessimo pretendendo qualcosa di inaudito, rendeva evidente che, nell'opinione di chi gestisce un servizio pubblico, il pubblico non ha diritto all'informazione.

mercoledì 26 febbraio 2014

Considerazioni altamente filosofiche, roba che Søren Kierkegaard al confronto non è nessuno

Cercare una cosa, per giorni, in tutta la casa, maledicendo il tuo inveterato disordine che te l'ha fatta perdere, nonché l'innata pigrizia che non te l'aveva fatta mettere a posto in primo luogo, per poi scoprire di averla avuta sotto il naso per tutto il tempo, ti fa sentire notevolmente cretina.

Inqualificabile

Voi come altro lo considerereste uno che telefona alle 10 di sera continuando a insistere anche dopo che hai bloccato il suo primo tentativo (perché eri al cinema, NdR), e poi finalmente desiste ma solo per richiamarti il mattino dopo (sabato, NdR) alle 7.30 del mattino?

martedì 25 febbraio 2014

Spoiler (ovvero le mie recensioni cinematografiche)

In fatto di cinema sono ipercritica; una specie di Anna Wintour della celluloide (e dei poveri).
Ordunque vi delizierò adesso con la mia recensione a Monuments Men, ultima pompatissima fatica di George Clooney. La recensione è fatta per punti perché mi è venuta così.

lunedì 24 febbraio 2014

Mali di stagione

Da un paio di giorni l'influenza sta bussando alla mia porta e io non rispondo, sforzandomi di autoconvincermi che se la ignoro abbastanza a lungo lei si stancherà e se ne andrà. Per buona misura ieri, facendo mostra di indifferenza, mi sono presa un'aspirina. Ma tra casa e ufficio è un lazzaretto, sono circondata, la lotta è dura.

La cosa buona dell'avere l'influenza è che posso addebitare a lei certe riflessioni pseudofilosofiche ma in realtà imbecilli in cui sovente mi capita di imbarcarmi. Come ad esempio questo interrogativo "inquietante" che mi è venuto in mente mentre scrivevo la faccenda del bussare alla porta: davvero si dice che i vampiri non ti possono entrare in casa se tu non li inviti esplicitamente? E' una cosa che fa parte legittimamente della mitopoietica vampiresca, o è una boiata messa in giro da Twilight? Me lo chiedo perché, non avendo letto né mai intendendo leggere Twilight (né tantomeno vedere i film), non posso verificare di prima mano. Ma non mi pare che Bram Stoker abbia mai detto una cosa del genere.

Vabbeh, sto divagando. Il problema vero è che ho i brividi, e siccome qui in ufficio fa un caldo tropicale (io e la mia collega compagna di stanza siamo entrambe per fortuna freddolosissime) avere i brividi mi fa sospettare che l'influenza sia riuscita a insinuarsi in casa, Twilight o no. 

Quest'anno l'influenza l'ho già beccata: per un paio di giorni ho continuato a venire al lavoro, sempre per la teoria dell'ignoranza di cui sopra. Beh, non funziona. Quindi stavolta, se mi riammalo, marco visita da subito. Lo scrivo qui, per i posteri, in tempi non sospetti (e sempre per autoconvincermi visto che, siccome sono scema, mi verrà la tentazione di venire al lavoro comunque).

sabato 22 febbraio 2014

E' l'onestà che mi frega

Dopo una serena e approfondita disamina del curriculum dei neoministri, e una notte per dormirci su, posso dirlo con consapevolezza: io sarei un Presidente del Consiglio molto migliore di Matteo Renzi. 
(Non che ci voglia assai)

E poi, come donna, vorrei dire che la faccenda delle "quote rosa" mi offende e mi indigna profondamente. Va bene che la nostra società è ancora così misogina e paternalista che alle donne è necessario garantire una rappresentanza per legge, come succedeva anni fa agli afroamericani in America. Ma le "quote rosa" non risolvono il problema, anzi lo aggravano; perché, essendo la nostra società misogina e paternalista, le donne che entrano nelle "quote rosa" non sono scelte per competenza (dato che una donna competente è considerata un ossimoro), ma perché figlie di, fidanzate di, o gnocche. Siccome le donne intelligenti e competenti (e pure gnocche) esistono, e io sono una di quelle (gnocchezza a parte), al momento sono decisamente incazzata.

(Avete notato che si parla di diritti delle donne, diritti dei gay, diritti degli immigrati, diritti dei bambini, diritti degli animali, ma mai di diritti degli uomini? E' perché i diritti degli uomini nessuno si sogna di metterli in discussione.)

(L'avevo già scritta questa cosa, vero?)

venerdì 21 febbraio 2014

Rotture antelucane

Stamattina, mentre la stavo sciacquando, la ciotola della colazione mi è sfuggita di mano e si è rotta.
(Avevo sempre avuto il dubbio che non fosse di ceramica, ma di plastica dura. No, era di ceramica.)

La cosa, in sé, non è ovviamente grave; tra l'altro, da un punto di vista estetico quella ciotola non mi era mai piaciuta. Aveva però la forma perfetta per la colazione: fonda abbastanza da contenere la mia razione giornaliera di cereali, ma stretta abbastanza da non farmi sbrodolare tutta bevendo il latte. Difatti la usavo ormai da decenni (e, semmai, ci si dovrebbe meravigliare del fatto che abbia resistito così a lungo fra le mie mani di burro).

Per fortuna possiedo un'altra ciotola identica, ma non sarebbe una cattiva idea cominciare a guardarmi intorno per una sostituta.

giovedì 20 febbraio 2014

Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei

- Ciao, amica_S!
- Ciao, Angelica! Ehi, ma che bella sciarpa!
- Grazie, me l'ha regalata una persona di buon gusto! (ride)
- Eh, è proprio bella, mi piace molto!
- ...
- ...
- ...Amica_S, guarda che questa sciarpa me l'hai regalata TU.
- Ah.

mercoledì 19 febbraio 2014

Aridatece Pippo

Oh, dunque, nonostante tutti i miei proclami ammetto di aver visto Sanremo, ieri. I dieci minuti iniziali, con l'irruzione degli operai arrampicati sul terzo livello a implorare Fabio Fazio di leggere la loro lettera di protesta.

In quei dieci minuti io e l'amore mio ci siamo fatti tante domande (peraltro le stesse che stavano circolando contemporaneamente su Twitter e Facebook):
1) non potevano pagare un po' meno Fazio e la Littizzetto e con i soldi risparmiati prendere un servizio di sicurezza decente?
2) com'è che a Sanremo riescono sempre a entrare cani e porci a protestare (con tutto il rispetto per i legittimi motivi di protesta)?
3) come mai, se l'interruzione era imprevista, Fazio è stato in grado di riassumere i contenuti della lettera senza manco leggerla?
Insomma, secondo noi la cosa era stata lungamente studiata in allenamento. Il successivo insostenibile pistolotto di Fazio ci ha rafforzato nella decisione di cambiare canale (siamo stati premiati; su Rete4, dico Rete4, davano Apocalipse Now Redux, mentre da qualche altra parte trasmettevano incautamente Il distinto gentiluomo, film quanto mai attuale).

Incidentalmente: mi accorgo di aver perso qualunque fiducia nei confronti di ciò che viene detto o fatto via media mainstream. Se vedo qualcosa in TV, mi convinco istantaneamente che è vero il contrario.

(Faccio outing: a me il Fazio dei primi tempi, quando conduceva Quelli che il calcio con Marino Bartoletti e non si era ancora autoconvinto di essere la quintessenza del Presentatore intelligente, preparato, buono bravo e bipartisan, stava financo simpatico. Ora è peggio di Bonolis)

martedì 18 febbraio 2014

Manuali di sopravvivenza

Giorni fa minacciavo mi proponevo di scrivere un elenco dei libri secondo me imprescindibili. Ci ho provato, ma mi sono resa conto che la cosa è infattibile. In primo luogo, infatti, imporre un libro significa, nove volte su dieci, farlo odiare. In secondo luogo, che un libro piaccia o non piaccia è del tutto soggettivo e quindi la mia lista dei libri perfetti potrebbe non dire nulla a voi. In terzo luogo, è vero che ci sono classici da leggere anche solo per poter dire a ragion veduta "che schifo" (p.es. I promessi sposi), o "mah" (p.es. Guerra e pace); ma se dovessi fare una lista dei classici allora non sarebbe più la mia lista; e tanto varrebbe per voi scorrere l'indice della prima antologia che vi capita sottomano.

Per cui, più modestamente ma più onestamente, butto giù una lista di una ventina di libri che sono i miei preferiti. O meglio, fra i miei preferiti perché la lista dei miei libri preferiti è moooolto più lunga. Diciamo però che questi titoli, non a caso i primi che mi vengono in mente, danno una buona idea di chi io sia.

E posto questo post nel primo giorno di Sanremo, iattura nazionale, per invitarvi a passare in modo più sano e produttivo le prossime serate.

lunedì 17 febbraio 2014

Differenti approcci (e relativi equivoci)

Si parlava, tempo fa, del diverso modo con cui uomini e donne interagiscono tra di loro. A chi ribadiva il cliché delle donne che non riescono ad essere amiche perché sono sempre in competizione non mi sono nemmeno applicata a rispondere. Invece ho trovato interessante la considerazione, fatta da un uomo, che gli uomini non stanno mai a guardarsi l'un l'altro, mentre le donne si squadrano da capo a piedi.

Ora io non so voi, e certo non pretendo di essere rappresentativa dell'intero genere umano femminile, però nel mio caso è vero che quando incrocio un'altra donna la squadro meticolosamente da capo a piedi. Ma non è per misurarne le forze e/o intimorirla in vista di una possibile (inevitabile?) competizione; è per esaminare i vestiti e le scarpe che indossa e decidere se piacerebbero anche a me.

domenica 16 febbraio 2014

Strani incidenti informatici

Le disavventure forgiano il carattere e soprattutto possono servire d'insegnamento a noi ed agli altri; in questo spirito di servizio (ma anche sperando che qualcuno mi possa aiutare) vi racconto l'ennesima débacle tecnologica vissuta dalla sottoscritta, e ovviamente avvenuta nel weekend.

Cerco di farla breve. Qualche giorno fa, mentre navigavo in Internet, Facebook è diventato improvvisamente irraggiungibile. Poi è toccato a Tumblr. Ricaricando la pagina, tutto tornava più o meno normale.
Ho pensato a problemi momentanei della mia connessione, ma non mi sono preoccupata più di tanto visto che, a parte quei siti, per il resto riuscivo a navigare.
Ma col passare dei giorni i siti irraggiungibili sono aumentati di numero.

Venerdì sera mi sono accorta che, mentre da pc Facebook risultava di nuovo down, da smartphone riuscivo a entrarci senza problemi. La cosa stranissima è che lo smartphone era connesso al wifi di casa, esattamente come il pc; il che mi faceva pensare che il problema non fosse la connessione, ma il computer.

In ogni caso ho provato a cambiare le impostazioni dei DNS, poi a ripristinare il pc alla settimana precedente (quando funzionava tutto), ma il problema non si risolveva. Allora mi sono convinta di essermi beccata un virus e ho provato a fare una scansione del sistema. E il pc si è completamente bloccato.

A malincuore (e ormai a notte fonda) mi sono decisa a riformattare.

Il pc riformattato, però, aveva ancora più problemi; riconosceva la connessione wifi, ma dava ancora molti siti come irraggiungibili, mi impediva di scaricare dei file (tipo gli installer di Chrome e Java), rifiutava di installarne degli altri per non meglio comprensibili (per me) problemi di configurazione.

Dopo un po' di tentativi, riavvi e una seconda riformattazione mi sono arresa e rassegnata ad aspettare il lunedì e l'intervento di un tecnico. Per mia fortuna, l'amore mio è più pervicace di me e tanto ha smanettato che alla fine è riuscito ad aggiustare il pc.

Non ho capito bene come ha fatto: mi ha spiegato di aver disattivato il firewall di Windows, e che ha quel punto è riuscito a installare nuovi programmi, ma la navigazione web si è normalizzata solo dopo un paio di riavvii. Per tutta la serata ho navigato in tutti i siti senza problemi e ho reinstallato i miei documenti (tranne quelli che genialmente mi ero dimenticata di backuppare: per fortuna non erano cose importanti).

Questa mattina, però, il problema è tornato tal quale. Impossibile trovare Tumblr, impossibile trovare Google (!), Facebook a singhiozzo (non si carica, si carica in modalità HTML semplice, si carica ma non fa vedere le immagini). Un riavvio non ha sortito effetto alcuno.

La cosa assurda è che l'amore mio sta seduto accanto a me al suo pc, collegato ovviamente al mio stesso wifi; usa Chrome come me e non ha alcun problema.
Mah.

sabato 15 febbraio 2014

Recriminazioni di una "fondamentalista" della lingua italiana

Giorni fa mi è capitato sott'occhio un articolo sull'evoluzione della lingua italiana nelle storie di Topolino. L'articolo è dichiaratamente ispirato da questo thread sul Forum del Papersera, secondo cui ai tempi (bei tempi!) dei Maestri Disney il linguaggio dei fumetti era incomparabilmente più ricco, articolato, pieno di termini poco usati, anche complicati per il pubblico di bambini a cui le storie si rivolgevano ma che così riuscivano ad arricchire il loro vocabolario. 

Non potrei essere più d'accordo! Io dal Topolino dei bei tempi ho imparato non solo parole come "turlupinare" e "pusillanime", ma anche varie nozioni di economia (zio Paperone docet), geografia (ancora zio Paperone e le sue ricerche del tesoro, ma anche i viaggi avventurosi di Topolino), storia e archeologia (con il professor Zapotec, di cui Indiana Pipps è inadeguatissima controfigura), astronomia (al liceo le mie compagne mi prendevano in giro perché leggevo Topolino e non Cioé; però quando la prof ci chiese se sapessimo cos'è una "gigante rossa", lo sapevo solo io).

In famiglia è ormai un recurring joke chiedermi qualcosa e, quando rispondo, replicare: "L'hai letto su Topolino?" Ebbene sì: come controreplico a mia volta, Topolino è una fonte enciclopedica e affidabilissima, proprio come il Manuale delle Giovani Marmotte. O meglio: lo era. Oggi purtroppo il livello è sceso mooolto in basso sia per la qualità del linguaggio utilizzato, sia per quella delle sceneggiature. Che fine hanno fatto, mi domando e dico, quelle meravigliose storie a puntate che ti tenevano in sospeso di settimana in settimana? O le parodie dei grandi Classici? Quella dei Promessi sposi l'imparai addirittura a memoria.

Quello di carpire informazioni dalle fonti più improbabili, in effetti, è un mio vezzo. Sarà che sono una lettrice onnivora (da piccola iniziai a leggere il Vocabolario, ma mi annoiavo; ora con Wikipedia che mi permette di saltare di link in link, non ho più freni) e quindi mi capita di posare gli occhi su tante cose diverse. E come tutti, ho buona memoria per le cose che mi incuriosiscono. Ad esempio, leggendo un thriller americano ho scoperto perché sono stati inventati gli orologi. 

Che il linguaggio si sia impoverito, comunque, è dura realtà. Tante volte uso dei termini per me normalissimi, e la gente mi guarda stranita. Una volta ho detto "arnia" e la reazione è stata "Mai sentita questa parola!" E parliamo di persone intelligenti, laureate, di cultura medioalta. Anche i libri scolastici - e per il lavoro che faccio ne ho sottomano parecchi - sono scritti in un modo che a me sembra eccessivamente semplice (e semplificatorio). Eppure amici docenti mi assicurano che devono parafrasare di continuo, perché gli studenti non capiscono manco quello.

venerdì 14 febbraio 2014

Ti amo in tutte le lingue del mondo

- Allora, dove vogliamo andare oggi?
- Beh, la National Gallery l'abbiamo vista... Buckingham Palace pure... il Palazzo del Parlamento oggi è chiuso...
- E' una bella giornata: approfittiamone per una passeggiata in centro! Come si chiama quella strada famosa che mi dicevi... via Oxford?

(Buon San Valentino a tutti)

giovedì 13 febbraio 2014

Vademecum anti brogli, ce n'è ancora bisogno

Ricevo un messaggio privato dall'apposito form del blog (e così finalmente ho la conferma che il form funziona!) che mi chiede di pubblicare un vademecum anti brogli elettorali aggiornato, in previsione delle prossime elezioni europee.

Il riferimento è a un mio vecchio post, in cui - riprendendo altre fonti - scrivevo:
1) Per chi non vuole andare a votare: andateci (potete sempre votare scheda "bianca", cfr. punto 3) altrimenti si rischia che mettano nell'urna schede taroccate mettendovi nella lista dei votanti.
2) Andare a votare la Domenica, non Sabato. Così si evita che di notte qualcuno possa fare giochi di prestigio.
3) Per chi non vuole esprimere nessuna scelta: NON consegnare assolutamente la scheda in bianco. Scarabocchiatela tutta, non deve essere possibile nessuna aggiunta.
4) Per le comunali indicate sia lista che candidato sindaco. Questo per evitare che qualcuno aggiunga la lista o il candidato sfruttando la possibilità del voto disgiunto.
Da allora ho cercato di distanziarmi emotivamente dalla politica (avrete notato molti meno post sull'argomento, da queste parti) tanto che - lo confesso - mi ero del tutto dimenticata delle elezioni europee e manco sapevo quando si dovessero tenere. Ora mi sono informata: sono fissate alla fine di maggio (22-25 maggio, per la precisione). Il che ci dà un paio di mesi di tempo per metter su un vademecum aggiornato. 

Rispondendo, in privato, al lettore di cui sopra gli dicevo che probabilmente andremo quanto prima a votare anche per le politiche, e ancor più probabilmente con una nuova legge elettorale, certamente (qui le probabilità sono del 100%) concepita apposta per mettercelo di bel nuovo inderchiul. Solo Odino sa, per dirne una, quale labirinto di scheda elettorale riusciranno a congegnare.

Sicché conviene prepararsi. Se avete suggerimenti utili (tipo controllare che la matita fornitavi al seggio sia effettivamente copiativa, o stare attenti a non sovrapporre le schede se ce ne fosse più d'una) lasciateli nei commenti. A inizi maggio faccio uscire il post ultimo definitivo (almeno nelle intenzioni e fino alla prossima legge elettorale).

mercoledì 12 febbraio 2014

Di istruzioni e idiosincrasie (secondo me) tutte maschili

Senso dell'orientamento, io, zero. In più non sono molto sicura di me stessa (eufemismo), quindi quando so di dover andare in un posto che non mi è familiare mi preparo con largo anticipo, armandomi di cartine (adesso anche di app) e studiando reti di trasporto pubblico e percorsi stradali.
Paradossalmente, ciò significa che giro con più tranquillità all'estero che a casa mia. All'estero posso fare la turista, fermandomi per strada ogni tanto a compulsare una mappa (e non lo devo fare quasi mai perché, appunto, ho studiato prima) mentre nella mia città mi sentirei abbastanza cretina a girare cartina alla mano (ma non crediate, ho fatto pure quello).

L'amore mio, invece, ha un senso dell'orientamento odioso invidiabile e di solito gli basta mettere piede in qualunque luogo precedentemente ignoto per sapere dove, come e quando andare. In pochissimi casi l'istinto gli viene meno: sono casi malaugurati perché, essendo maschio, nonostante le mie garbate sollecitazioni ("c@**o, fermiamoci a chiedere a qualcuno!") si rifiuta categoricamente di chiedere informazioni e quindi finisce che ci perdiamo nel nulla (memorabile un viaggio in Sardegna in cui, dopo ore di peregrinazioni per strade sterrate e mulattiere, sbucammo in una valle interna dove gli unici esseri viventi, a parte noi, erano un paio di capre. Ma lì in effetti galeotto fu il tom-tom, di cui da allora in poi ho vietato l'utilizzo).

Analogamente, quando compro un aggeggio nuovo (televisore, ferro da stiro, utensile da cucina che sia) io per prima cosa do un'occhiata alle istruzioni. Poi magari mi rendo conto che l'utilizzo è elementare ("premere ON per accendere e OFF per spegnere"), ma il libretto di istruzioni all'inizio lo leggo sempre.
All'amore mio invece, essendo maschio, basta identificare la spina elettrica, ed è pronto a partire. Nove volte su dieci, nonostante le mie proteste ("ma scusa, leggiamo prima le istruzioni" "non serve"), la imbrocca. La volta che non la imbrocca io, essendo femmina, godo.

Di norma il copione è il seguente: l'amore mio libera l'attrezzo dall'imballaggio, butta il libretto di istruzioni da qualche parte bollandolo come "non rilevante", attacca la spina alla presa e preme il tasto di accensione.
L'attrezzo non si accende. Oppure si accende, magari fa anche un discreto rumore, ma non funziona come dovrebbe. L'amore mio allora lo spegne, lo riaccende, lo rispegne, se lo rigira tra le mani, lo alza e lo abbassa, lo guarda da tutti i lati, se possibile gli gira intorno, lo riaccende ancora; in tutto ciò mormorando "non capisco..." e già cominciando a prendersela con il destino cinico e baro che per l'ennesima volta ci ha fatto incocciare in un prodotto evidentemente fallato.
A quel punto io ho finito di leggere il libretto di istruzioni e gli metto sotto il naso il punto in cui si spiega per filo e per segno come mai l'attrezzo non funziona, cosa avremmo dovuto fare per farlo funzionare e che se continuiamo così l'attrezzo esploderà / fonderà / si guasterà comunque irrimediabilmente entro 15 secondi.

Una variante al copione prevede che mentre l'amore mio assembla l'attrezzo io finisca di leggere le istruzioni (leggo molto velocemente) e possa quindi dirgli, prima che abbia attaccato la spina, cosa dovremmo fare. Di solito in questa variante lui ribatte "secondo me non è così" (altra tipica attitudine maschile per cui se ne sa sempre di più di chi ha scritto il manuale di istruzioni), e procede all'accensione ricadendo quindi nel caso precedente.

Se pensate che io stia esagerando, vi ricordo che l'unica volta a memoria d'uomo in cui non ho letto le istruzioni prima di accendere l'attrezzo ("non c'è bisogno amore, so come si fa") è successo questo.
Ma eravamo nelle prime fasi della nostra relazione. Adesso ho esperienza.

martedì 11 febbraio 2014

Relax serotino, o presunto tale

La sera, dopo cena, all'amore mio piace guardare i talk show politici, che in TV ormai proliferano peggio delle partite di calcio. Ce n'è almeno uno ogni giorno che Odino ha messo in terra. A me piace(rebbe) invece guardare un bel film, ma in TV non ce ne sono mai: quindi mi rifugio su Internet.

Dove tutti pare che stiano commentando il talk show politico di turno.

La cosa è deleteria non tanto per il fatto che, di riffa o di raffa, sono costretta a seguire il talk show (prima, quando erano in numero decente, li guardavo anche io; ma adesso sono una scusa puerile per raccogliere un po' di gente ignota a urlare in TV. Poi, scusate, io non accetto che personaggi come Giletti o la D'Urso possano disquisire di temi politici. Mi aspetto di veder comparire Peppa Pig da un momento all'altro. E sarebbe meglio).

La cosa non è tanto deleteria, dicevo, per il fatto che mi costringe a seguire - anche se di riflesso - il talk show; il problema, il vero problema, è che se leggo un commento assurdo la paladina della giustizia che è in me mi impone di rispondere. Generalmente su Twitter.

Perché poi, su Twitter, io mi ritrovi a seguire al 90% piddini disposti a tutto pur di non ammettere l'evidenza è un mistero che trascende la mia comprensione ma che pure un giorno dovrò farmi forza ed indagare.

Dunque le mie serate passano twittando con fervore rispostacce polemiche a destra e a sinistra (sono bipartisan). E ciò è male, perché dopo una giornata di lavoro in cui i miei nervi, credetemi, sono messi a dura prova, quello che mi ci vorrebbe è una seratina rilassante, sul divano, a non fare - e soprattutto a non pensare - niente.

L'unica via d'uscita che intravedo è disattivare il wireless e concentrarmi su film e serie TV "diversamente noleggiati" (copyright il Dittatore). Ultimamente, però, mi sto dedicando a un telefilm incentrato sulle vicende politiche americane; roba, per capirci, dove il Presidente, che è una persona competente e capace, può permettersi di alzare il telefono e dire al Primo ministro indiano (un Paese a caso e non di stretta attualità) di smetterla di comportarsi da imbecille. E il Primo ministro indiano la smette. All'istante.

Capirete che guardare cose del genere non aiuta a farmi passare il nervoso.

lunedì 10 febbraio 2014

Telemarketing, seconda ondata

Squilla il telefono. L'amore mio risponde.

- Pronto?
- ...
- (serio) No, noi le bollette non le paghiamo.
- ...
- (serissimo) No, siamo poveri e quindi non le paghiamo. (copre il ricevitore con la mano e ride)
- ...
- (di nuovo serio) Non so, quando arrivano le bollette mia moglie le strappa.
- ...
- Grazie, buona giornata a lei. (chiude il telefono e si piega in due dalle risate)

(Quando chiamano in ufficio il copione prevede invece: "Il titolare non c'è, sono due settimane che non abbiamo sue notizie...")

domenica 9 febbraio 2014

Belle Epoque

Ho sempre vissuto in periferia, quei quartieri dove "una volta qui era tutta campagna". Essendo campagna, era piena di villette in stile liberty fatte costruire, ai tempi, dai signori bene che ci trascorrevano la villeggiatura.
Alcune di queste villette sono state ristrutturate, con le facciate intonacate in colori vivaci, e riconvertite in sale ricevimenti o case di cura private. Poche sono abitazioni private. La gran parte è disabitata e abbandonata. Tutte sono state raggiunte dalla città, e adesso sono assediate da capannoni, ciminiere e palazzoni di edilizia popolare che hanno occupato gli originali giardini e le stringono, soffocandole ed evidenziando al tempo stesso la loro passata eleganza e la decadenza in cui sono finite.

Quando ero bambina una di queste ville, proprio dietro casa mia, mi affascinava particolarmente non solo perché aveva, quasi per miracolo, conservato il suo parco (abbandonato anche quello, disordinato e inselvatichito, non poteva non colpire la mia immaginazione) ma soprattutto perché, a detta di mia madre, apparteneva a nostri lontani parenti i quali, non riuscendo a mettersi d'accordo su questioni di eredità, la lasciavano chiusa e negletta.

Ogni volta che ci passavo davanti cercavo di sbirciare attraverso la cancellata, lungo il viale d'ingresso segnato da due file di pini, non più curati e potati, che a me sembravano enormi e nascondevano quasi del tutto l'edificio facendo emergere solo la torretta rotonda. Mi piaceva fantasticare di diventare la padrona della villa; l'avrei riaperta e ripulita e riparata, con pavimenti lucidi e tende di lino bianco a sventolare dalle finestre finalmente spalancate, e avrei passeggiato per il viale ricoperto di nuova ghiaia bianca. Ovviamente sarei stata "grande", bellissima ed elegantissima e con apposito principe azzurro al mio fianco.

Sono passati parecchi anni, e nel frattempo ho cambiato casa un paio di volte. Qualche tempo fa sono ripassata per caso davanti alla villa, notando che era stata riaperta e ripulita: evidentemente gli eredi erano alla fine riusciti a mettersi d'accordo. Non so di preciso se la villa fosse diventata una casa privata, o l'ennesimo ospizio, o che; non so che cosa ne sia adesso. Francamente, non mi interessa scoprirlo.

sabato 8 febbraio 2014

Pausa pranzo

Il bar/rosticceria accanto all'ufficio ha riaperto, dopo un lungo periodo di "ferie", in realtà cambio di gestione e conseguente ristrutturazione. Il locale, in effetti, è rimasto identico a prima se si eccettua il colore delle pareti. Vedremo come andrà: noi facciamo il tifo, anche perché negli ultimi tempi non si contano, purtroppo, i negozi che hanno aperto e quasi subito chiuso (almeno una decina solo nel nostro isolato).

In controtendenza, e non capisco perché, proprio i bar e le tavole calde; qui nel raggio di 50 metri ci sono 8 bar, quattro rosticcerie, una yogurteria, due kebabberie, una salumeria che fa anche panini, una pizzeria, due fast food, una gelateria, un ristorante greco, un paio di panifici, una tavola calda che offre solo prodotti biologici. Ci sono sicuramente anche altri locali, ma questi sono i primi che mi vengono in mente.

Lontani i tempi in cui noi poveri studenti universitari - la Facoltà di Lettere è proprio di fronte - per ingurgitare qualcosa tra una lezione e l'altra avevamo a disposizione solo un paio di alternative (che poi si riducevano invariabilmente a una sola, ossia focaccia). Ricordo quando in città aprì il primo fast-food, un vero e proprio evento che celebrammo andando a mangiare lì in massa. Piccolo particolare: il locale era a 20 minuti di distanza a piedi dalla Facoltà, e chi aveva solo un'ora di "buco" (io) era costretto a prestazioni di olimpionico per arrivare, mangiare e tornare indietro in tempo per la lezione.

Il colmo per me è che, adesso che c'è l'imbarazzo della scelta, mi porto il pranzo da casa. Sia per mangiare in modo più ordinato, sia per fare economia visto che alcuni dei locali che ho elencato sopra, ancorché relativamente economici, non lo sono abbastanza per le mie tasche per consentirmi di mangiar fuori ogni giorno.

E vabbeh, questa è una mia scelta (e anche una mia possibilità; sicuramente c'è chi va a mangiar fuori a pranzo perché non ha tempo e modo di portarsi qualcosa da casa, mentre io ho l'amore mio che cucina), però lo stesso mi chiedo come mai, in tempo di crisi, siano proprio queste attività gastronomiche a proliferare. Avrei detto che invece la gente tendesse ad economizzare in quel settore. Vuoi vedere che aveva ragione Berlusconi, quando diceva che i ristoranti sono sempre tutti pieni?

venerdì 7 febbraio 2014

Femmine vs. maschi

In linea di principio sono contraria alle quote rosa: le trovo offensive. Secondo me implicano che le donne non sono abbastanza in gamba per farsi strada da sole, quindi bisogna creare per loro delle corsie preferenziali. Il politically correct è bello e buono, ma quando si esagera finisce per generare uno sgradevole effetto boomerang.

E' lo stesso principio per cui mi dà fastidio sentir parlare di "diritti delle donne", "diritti dei gay", "diritti dei bambini"; tutte categorie "diverse" e subordinate e a cui qualcun altro, magnanimamente, decide se e quali diritti riconoscere. Non è un caso che non si sente mai parlare di "diritti degli uomini".

E se cominciassimo a discutere di "diritti umani"? Poi però è chiaro che, se così facessimo, balzerebbe all'occhio la necessità di garantire a tutti il diritto di sposare chi ci pare, o di decidere cosa fare del proprio corpo (per dire, sull'aborto si continua a discutere all'infinito ma non mi risulta che nessuno si sia mai sognato di vietare una vasectomia. Eppure, se scopo del matrimonio è la procreazione, la Chiesa dovrebbe proibire la vasectomia, no?).

Disgraziatamente questo mondo è ben lungi dall'essere perfetto, quindi rende necessarie le quote rosa esattamente come ha reso necessarie, in USA, le corsie preferenziali per le persone di colore. L'ovvio rischio di questo sistema è che a farsi largo siano delle emerite imbecilli, per il solo fatto di essere donne.

Che ci siano delle disparità di trattamento, anche notevoli, e profondamente incistate nella mentalità popolare, è un fatto. Lo provano tanti piccoli particolari. Ad esempio, oggi ho ricevuto una mail che mi apostrofa come "signora" ma cita un altro interlocutore, uomo, come "dottore" (in effetti lo cita come Dr. anziché Dott. e non nego che da talebana della grammatica già questo mi indispone non poco). Mia cugina, medico specializzando, gira in ospedale ovviamente con il camice e una targhetta di riconoscimento che la qualifica, ma si sente sempre chiamare "signorina" e scambiare per un'infermiera.

Non crediate siano piccolezze. Provate a dare a un uomo del "signore", vedrete come si offende.

giovedì 6 febbraio 2014

Galateo

Giorni fa mi sono un po' vergognata di me stessa. Ero a un concerto di pianoforte, e tra un pezzo e l'altro - ma anche durante - ho tirato fuori il cellulare per usare Twitter. Non avevo messaggi di straordinaria importanza e urgenza da comunicare al mondo; è solo che sono incapace di ascoltare musica e basta, dovevo fare anche qualcos'altro nel frattempo.

Va da sé che appena messo piede nella sala concerti avevo tolto la suoneria al cellulare, quindi credevo sinceramente che i miei tweet silenziosi non avrebbero disturbato nessuno.
Invece una signora dietro di me, dopo un po', mi ha chiesto di mettere via il telefonino.

Ho obbedito subito, sentendomi in colpa. Io per prima mi irrito quando qualcuno usa il cellulare al cinema, o a teatro, anche solo per mandare messaggi; non è solo che sono insofferente e pedante, ma che obiettivamente uno schermo di telefonino acceso in una sala buia attira l'occhio e distrae.

Quindi non mi sono soffermata a chiedere alla signora come mai il mio cellulare desse fastidio. Ma non per amor di polemica: stavo twittando perché la sala concerti era illuminata a giorno, e quindi non pensavo che lo la luce dello schermo avrebbe disturbato. Ora ho il dubbio che la causa del problema fosse un'altra, qualcosa che non avevo considerato e ancora mi sfugge.

Comunque, secondo voi: usare il cellulare in occasioni del genere, sala illuminata o meno, è sempre riprovevole?

mercoledì 5 febbraio 2014

Le vite degli altri

Non è che io non sia capace di farmi i fatti miei (beh, oddio), ma il treno che prendo al mattino è sempre iper-riscaldato, e già ho sonno di default, quindi tendo ad abbioccarmi. Per tenermi sveglia ho provato a leggere e/o ad ascoltare musica, ma è peggio: mi addormento entro 5 minuti. Roba da cartone animato, con la testa che ciondola e cade in avanti, al che mi sveglio di colpo, poi ricomincio a ciondolare etc. Per evitare tutto ciò, e in attesa di trovare un metodo anti-abbiocco efficace e non invasivo, osservo quelli che mi stanno intorno.

In genere condivido il vagone con studenti che vanno all'università, insegnanti che vanno a scuola, bancari che vanno in banca. Sicuramente la loro vita non si esaurisce in questo (come la mia non si esaurisce nell'andare in ufficio), ma non sono Sherlock Holmes e più di tanto non mi riesce di dedurre.

(Io sono più facile da analizzare: "Vedi il modo assurdo in cui si è avvolta la sciarpa intorno al collo? Ovviamente quando la sveglia ha suonato l'ha spenta e si è girata dall'altra parte, quindi si è alzata tardissimo ed è dovuta uscire di casa senza avere il tempo di guardarsi allo specchio. Oppure è imbranata e incapace di sistemarsi la sciarpa come le persone normali.")

Una persona davvero fantasiosa e creativa, però, avrebbe comunque materiale sufficiente per un mucchio di storie e romanzi e d'altra parte non può essere un caso se millemila storie e romanzi cominciano proprio così, con il protagonista che fa il pendolare e osserva i suoi compagni di viaggio e ci ricama sopra.

Io non sono fantasiosa e creativa, tendo a ricalcare gli schemi di cose che ho letto o sentito o visto in precedenza, quindi non mi vengono in mente storie particolarmente interessanti. A mia discolpa, va anche detto che almeno finora non mi sono mai imbattuta in fanciulle che guardano sognanti fuori dal finestrino, o in giovanotti dall'aspetto nervoso e agitato che ovviamente nascondono qualche colpevole segreto, o in signori in giacca e cravatta e dall'aria sussiegosa ai quali sta per succedere qualcosa di inaspettato.

Di solito, infatti, incontro fanciulle assorte nel loro smartphone, ragazzini mezzi addormentati (che hanno peraltro tutta la mia comprensione) e strani tipi con riccioli, basette e assurdi pantaloni a scacchi.
OK, quest'ultimo in effetti sarebbe un buon soggetto di fiction.

martedì 4 febbraio 2014

Banalità di prima mattina

Allora, io personalmente darò un premio al primo che si astiene dallo stigmatizzare il web come ricettacolo e crogiolo di insulti e violenza verbale. Mettetevi in mente una volta per tutte, per cortesia, che chi è violento sul web è violento anche nella vita reale; l'unica differenza è che, essendo un vigliacco, si trova bene sul web perché può nascondersi dietro un nickname (poi, essendo stupido - perché chi insulta è stupido - non capisce che a identificarlo ci vuole veramente molto poco).

Ma il web, in sé, non è violento o malvagio; siamo noi che lo disegniamo così. Per dire, quando non c'era il web c'erano le lettere o le telefonate anonime.

Dire che il web permette la violenza è solo un'utile pretesto per giustificarne la censura. Sono anni, ormai, che ci provano.

(L'altra sera ho sentito Fabio Fazio dire che se proprio ci teniamo a saperne di più sul decreto Imu-Bankitalia, possiamo sempre informarci sul web. E i giornalisti che ci stanno a fare, allora? Giustamente su Twitter qualcuno commentava: "E io ho pure pagato il canone!")

domenica 2 febbraio 2014

Groundhog Day

Oggi è il Giorno della Marmotta, ossia questa roba qui che ha ispirato questo divertente film qui.

(Incidentalmente: Andie MacDowell non è una delle mie attrici preferite, però recita in tre film che mi piacciono molto. Uno è quello di cui sopra, se vi va indovinate gli altri due.)

In questo giorno in cui penso che la marmotta sia saggiamente rimasta a poltrire al calduccio nella tana, io sono andata a sentire un bel concerto di pianoforte, poi a pranzo a scrocco dai suoceri, e ora sono a poltrire al calduccio sul divano. Se proprio mi prende un sussulto di attivismo, mi faccio un tè.